Vorrei aggiungere una mia piccola riflessione ai
tanti post di protesta pubblicati dalle associazioni animaliste dopo le
esternazioni di don Mazzi, che in una recente intervista ha invitato gli
italiani a fare donazioni «a chi salva vite umane, invece di spendere per cani e
gatti». L’esigenza di riflettere sulle parole di don Mazzi trae origine dalla
constatazione che sono tanti a ritenere che nel mondo ci sono problemi ben più
importanti di quelli che riguardano il mondo animale.
Continuano a tornarmi in mente le parole che ho
sentito pronunciare dal professore Valerio Pocar, docente di Sociologia del
Diritto all’Università di Milano Bicocca, il quale, in occasione di una
presentazione del suo libro “Gli Animali non umani”, ha affermato:
“I diritti di chi deve
attendere, per
sentirseli riconosciuti,
non
sono tali”. E dunque, se partiamo dal presupposto che dobbiamo
prima risolvere problemi ben più urgenti e pressanti
quali la fame nel mondo o le malattie non ancora curabili per
poi occuparci dei problemi degli animali, stiamo, in
sostanza, negando a questi ultimi qualsiasi diritto a essere
tutelati.
Sarebbe come dire che prima di pensare a finanziare
le comunità di recupero, del tipo di quelle gestite da don Mazzi, bisognerebbe
pensare ai bambini che muoiono di fame nel terzo mondo. Non c’è un ordine di
priorità di fronte alle emergenze: esse vanno combattute tutte, in pari tempo.
C’è chi, per una propria inclinazione personale, preferisce dedicare il proprio
tempo alle questioni che riguardano i diritti degli animali, forse vedendo in
questi ultimi gli esseri più indifesi per l’incapacità di rivendicare da soli i
propri diritti. C’è chi si occupa di finanziare la ricerca in campo medico, chi
di finanziare le missioni umanitarie in Africa e chi di aiutare le popolazioni
colpite da catastrofi naturali. E quasi sempre chi si occupa di animali è anche
sensibile ai problemi degli esseri umani, mentre non necessariamente accade il
contrario.
A proposito di catastrofi naturali, è da poco
trascorso il terzo anniversario del terremoto che ha colpito L’Aquila. In
quell’occasione, oltre alle squadre di soccorso intervenute da tutta Italia per
ricercare i sopravvissuti ai crolli delle case, c’è anche chi si è occupato di
estrarre dalle macerie gli animali domestici, suscitando le lacrime di
commozione non solo dei proprietari, ma anche di chi ha visto raccontare quelle
storie nei telegiornali locali. Se fosse passato il messaggio per cui si doveva
prima scavare per salvare le vite umane e poi,
ultimate quelle ricerche, anche per estrarre gli animali, nonostante si
sentissero i loro guaiti sotto le macerie, quegli animali sarebbero morti. E
questa situazione mi pare sia sufficientemente esplicativa del motivo per cui,
di fronte alle ingiustizie che riempiono il nostro mondo, non bisogna mai
arrogarsi il diritto di decidere quali siano le priorità di intervento, quando
ci sono persone disposte ad occuparsi anche dell’ultimo e più insignificante dei
problemi.
(Pubblicato su All4Animals)
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