sabato 21 aprile 2012

I diritti di chi deve attendere, per sentirseli riconosciuti, non sono tali


Vorrei aggiungere una mia piccola riflessione ai tanti post di protesta pubblicati dalle associazioni animaliste dopo le esternazioni di don Mazzi, che in una recente intervista ha invitato gli italiani a fare donazioni «a chi salva vite umane, invece di spendere per cani e gatti». L’esigenza di riflettere sulle parole di don Mazzi trae origine dalla constatazione che sono tanti a ritenere che nel mondo ci sono problemi ben più importanti di quelli che riguardano il mondo animale.
Continuano a tornarmi in mente le parole che ho sentito pronunciare dal professore Valerio Pocar, docente di Sociologia del Diritto all’Università di Milano Bicocca, il quale, in occasione di una presentazione del suo libro “Gli Animali non umani”, ha affermato: I diritti di chi deve attendere, per sentirseli riconosciuti, non sono tali. E dunque, se partiamo dal presupposto che dobbiamo prima risolvere problemi ben più urgenti e pressanti quali la fame nel mondo o le malattie non ancora curabili per poi occuparci dei problemi degli animali, stiamo, in sostanza, negando a questi ultimi qualsiasi diritto a essere tutelati.
Sarebbe come dire che prima di pensare a finanziare le comunità di recupero, del tipo di quelle gestite da don Mazzi, bisognerebbe pensare ai bambini che muoiono di fame nel terzo mondo. Non c’è un ordine di priorità di fronte alle emergenze: esse vanno combattute tutte, in pari tempo. C’è chi, per una propria inclinazione personale, preferisce dedicare il proprio tempo alle questioni che riguardano i diritti degli animali, forse vedendo in questi ultimi gli esseri più indifesi per l’incapacità di rivendicare da soli i propri diritti. C’è chi si occupa di finanziare la ricerca in campo medico, chi di finanziare le missioni umanitarie in Africa e chi di aiutare le popolazioni colpite da catastrofi naturali. E quasi sempre chi si occupa di animali è anche sensibile ai problemi degli esseri umani, mentre non necessariamente accade il contrario.
A proposito di catastrofi naturali, è da poco trascorso il terzo anniversario del terremoto che ha colpito L’Aquila. In quell’occasione, oltre alle squadre di soccorso intervenute da tutta Italia per ricercare i sopravvissuti ai crolli delle case, c’è anche chi si è occupato di estrarre dalle macerie gli animali domestici, suscitando le lacrime di commozione non solo dei proprietari, ma anche di chi ha visto raccontare quelle storie nei telegiornali locali. Se fosse passato il messaggio per cui si doveva prima scavare per salvare le vite umane e poi, ultimate quelle ricerche, anche per estrarre gli animali, nonostante si sentissero i loro guaiti sotto le macerie, quegli animali sarebbero morti. E questa situazione mi pare sia sufficientemente esplicativa del motivo per cui, di fronte alle ingiustizie che riempiono il nostro mondo, non bisogna mai arrogarsi il diritto di decidere quali siano le priorità di intervento, quando ci sono persone disposte ad occuparsi anche dell’ultimo e più insignificante dei problemi.
(Pubblicato su All4Animals)

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