Dal 20 al 22 giugno si terrà a
Rio De Janeiro la conferenza sullo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, ed
i media nazionali finora, a pochi giorni dall’inizio di questo grande evento,
denominato Rio + 20 (perché si tiene nella stessa città brasiliana a distanza
di venti anni dal famoso “Vertice della Terra”), non se ne sono affatto
occupati. Probabilmente ci saranno alcuni giorni di attenzione proprio durante
lo svolgimento del vertice, si cercherà di capire se lo stesso avrà dato
qualche risultato, e poi, come al solito, non se ne parlerà più, se non sulle
testate specializzate.
Eppure molte cose sono cambiate
dalla conferenza del 1992. Oggi le tematiche ambientaliste sono entrate nelle
case di tutti, e si è acquisita la consapevolezza che le emergenze planetarie
vanno affrontate con l’impegno attivo di tutti i cittadini e con il
protagonismo dei territori e delle amministrazioni locali. Questo è anche il
concetto di fondo dell’ultimo libro di Lester R. Brown, economista
statunitense, considerato uno dei padri dell’ambientalismo a livello mondiale,
intitolato Un mondo al bivio.
Si tratta delle cosiddette “buone
pratiche” a cui devono tendere in modo sinergico cittadini, aziende,
amministrazioni locali, governi. Ci sono già esempi di città “virtuose”, come
Reggio Emilia, Bologna, Ferrara, Capannori, le quali, seguendo i criteri si
sostenibilità enucleati proprio a Rio de Janeiro 20 anni fa con la cosiddetta Agenda
21, hanno ottenuto importanti risultati in tema di risparmio energetico,
pianificazione delle città, realizzazione di infrastrutture.
Ma il futuro ci riserva scenari
strabilianti. Sono rimasto molto colpito dalla lettura di un ampio servizio
pubblicato sull’ultimo numero di Wired,
una rivista di tecnologia e dunque non propriamente “ecologista”, in merito
alle cosiddette “smart cities”, le città intelligenti del futuro. Si comprende
bene, dalla lettura del servizio, che tra pochi decenni vivremo tutti in “smart
homes”, case intelligenti a bassissimo consumo di energia, grazie a impianti
solari fotovoltaici e solari termici connessi in rete. La mobilità sarà
assicurata da piste ciclabili e servizi pubblici efficienti ed ecosostenibili.
Grazie ad internet ci sarà maggiore partecipazione e controllo e maggiore
coesione sociale e le città saranno caratterizzate da pluralismo etnico e
sociale, e dunque saranno “cosmopolite”.
Quest’ultimo aspetto ha attirato
la mia attenzione perché le città del futuro potrebbero essere proprio come le ho
sempre immaginate, e come in definitiva vorrei che fossero: ecologiche e
solidali.
L’intreccio profondo che viene
finalmente in evidenza tra politiche ambientali, sociali e del lavoro, dà
ragione a tutti quelli che questa connessione l’hanno sempre intuita. Peraltro
non a caso nella conferenza di Rio del 1992 si era parlato non solo di ambiente
e cambiamenti climatici, ma anche di migrazioni dei popoli, tema che
successivamente è stato però affrontato solo in ambito umanitario, tanto che
non è in agenda nella prossima conferenza.
Io penso che Sinistra Ecologia e
Libertà dovrebbe rivendicare di avere fatto di questi temi, e cioè ambiente,
energia, solidarietà, i punti nodali del proprio programma, che a ben vedere è
il programma del nostro futuro. Molti degli attuali esponenti di SEL hanno
speso l’intera vita su queste tematiche, cercando di parlare alla mente e al
cuore delle persone, e dovendo spesso affrontare con coraggio un certo
isolamento.
E ora, ora che nuovi pifferai si
affacciano sulla scena politica, occupandosi anch’essi di ambiente o di
tecnologia, ma mai di solidarietà e di integrazione tra i popoli quale
corollario necessario di un rinnovamento spirituale in chiave ecologica e
solidale, si sente quanto mai il bisogno di un movimento che tenga la barra a
dritta (e la prua a sinistra) sulla scena della buona politica del nostro Pese.
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