mercoledì 28 maggio 2014

Cani maltrattati e milioni di euro pubblici: sequestri a Catania




Sequestri e ancora sequestri: sebbene ogni vicenda parli per sé, il numero di canili e rifugi portati all’attenzione delle autorità giudiziarie negli ultimi tempi testimonia un malessere gravemente sottovalutato dalle istituzioni. Chiaro riflesso di una gestione del randagismo sconsiderata, del costante disattendere la normativa in un clima di impunità che sembra avvolgere le amministrazioni locali responsabili in prima battuta – comuni, asl.
Stavolta, a seguito di una denuncia della onlusL’Altra Zampa che ha motivato l’intervento dell’Unità operativa per la tutela degli animali, lotta a randagismo e maltrattamenti del Ministero della Salute coordinata da Rosalba Matassa assieme ai Nas, sono stati sequestrati con provvedimento d’urgenza della Procura della Repubblica di Catania due canili privati siciliani. Entrambi gestiti in convenzione dall’Associazione Nova Entra, presieduta da un medico veterinario: a San Giovanni Galermo, frazione di Catania, e a Adrano.  Nella prima struttura la task force ministeriale ha trovato “570 cani, detenuti in condizioni di degrado e inquinamento ambientale” spiega la dottoressa Matassa. “Vivevano all’interno di recinti, radunati in gruppi di 30-40, affetti da dermatiti croniche, tumori, leishmaniosi e altre patologie non curate. Le feci si erano accumulate nei terreni e alcuni animali finivano per mangiarle, mescolate alle crocchette lasciate a terra”. 
408 invece gli esemplari di Adrano, a pochi chilometri dalle pendici dell’Etna, dove “prelievi indicherebbero che la fossa settica satura va a inquinare il torrente che attraversa la proprietà, da cui si ricavava oltretutto l’acqua per abbeverare i cani” aggiunge Tania Cipolla, assieme alla collega Irene Rizzo rappresentante dell’ufficio legale de l’Altra Zampa, i cui volontari, circa un anno fa, per trovare adozioni agli animali proponevano collaborazione gratuita al titolare della Nova Entra. Entravano così nei rifugi: “Per quelli che trovavano famiglia, ne entrava il doppio. Benché il gestore, in una lettera, si fosse dichiarato formalmente in soprannumero (la lr siciliana prevede un massimo di 400 ospiti) nel 2013 il Comune di Catania gli ha rinnovato la convenzione”. Un appalto considerevole; il locale albo pretorio registra, nelle stagioni passate, cifre annue superiori al milione di euro. Il canile di Adrano è poi convenzionato con parecchi comuni circostanti. I randagi di Catania, Misterbianco, Biancavilla, Adrano, Santa Maria di Licodia, Ragalna, Motta S. Anastasia, Belpasso e diverse altre cittadine finiscono perciò nelle strutture dell’associazione del veterinario, attiva in tal senso da inizio anni Ottanta. 
Preso atto della situazione e una volta compreso di contribuire, procurando adozioni, alla fortuna del titolare (“la dimostrazione di un’attività di affidi avalla un giudizio di qualità sul canile”) i volontari decidono di intervenire. “A San Giovanni Galermo avevano accesso solo nelle aree di ingresso, oltre cui stavano i cani radunati in branchi, che avevano un minimo di familiarità solo con gli operai addetti al cibo” dice ancora l’avvocato Cipolla “a discapito della normativa secondo cui tutti i cani devono essere ugualmente visibili a chi si presenti per adottare. Del resto, si tratta di una struttura fuori legge da ogni punto di vista. Al momento del sequestro alcune femmine erano sul punto di partorire o avevano già i cuccioli, altri cani non erano censiti ed è stato rinvenuto qualche microchip riciclato, oltre ad alcuni scheletri animali”.
Non si sa ancora se i cani conoscessero in loco la propria destinazione ultima; l’esistenza di una Delegazione Torino della Nova Entra sembrerebbe indicare una movimentazione verso Nord, motivata da adozioni.
“Ovviamente i Comuni convenzionati e le ASP competenti, tutti deputati al controllo del benessere degli animali, dovranno spiegare come abbiano potuto stipulare convenzioni con la suddetta associazione” conclude la Cipolla “pagando dai 2,50 ai 4,50 € al giorno più IVA per ogni animale, rilasciando nulla osta e autorizzazioni sulla regolarità delle strutture, sulla osservanza del numero dei cani consentito dalla legge e sulle modalità di detenzione”.
Affidato dalla magistratura il canile di San Giovanni Galermo al Comune di Catania, quello di Adrano – i cui ospiti appartengono a una quindicina di amministrazioni – era stato affidato in custodia al Comune di Adrano, ma qualcosa poi ha motivando invece l’assegnazione allo stesso titolare. Un provvedimento contestato, che ha spinto il Ministero della Salute a intervenire d’urgenza, invitando a una riunione tutti i comuni interessati, la Regione, il dirigente provinciale dell’Asp veterinaria,  le associazioni Lndc-Lega nazionale per la difesa del cane, Lav e Enpa e le onlus presenti sul territorio per mettere le autorità locali di fronte alle proprie responsabilità.
“Stiamo purtroppo seguendo molti casi di canili sottoposti a sequestro” dice l’avvocato Michele Pezone, responsabile nazionale Diritti Animali Lndc, autorizzata dalla Procura della Repubblica di Catania a entrare assieme a L’Altra Zampa nelle due strutture sequestrate, per supportare i comuni e i veterinari nelle attività di cura e controllo degli animali, nonché per incentivare le adozioni. “Anche qui ci vediamo affidatari della custodia degli animali, e ci riteniamo parte offesa in questo procedimento”. Per i cani si prevede lo spostamento provvisorio in strutture a norma, e la finale adozione in famiglia sotto il controllo del Ministero della Salute.
Margherita D'Amico
Fonte: Blog Repubblica.it

Nessun commento: