Lega
Nazionale per la Difesa del Cane si è costituita parte civile nel procedimento. L’imputato
potrebbe scontare la pena svolgendo attività di volontariato presso
un’associazione animalista.
È finalmente iniziato il processo a
carico di Giuseppe Piredda, il pastore che nel 2014 aveva trascinato un cane che infastidiva il suo
gregge legandolo all’automobile, fino a cagionarne la morte. L’uomo dovrà rispondere
dell’accusa di uccisione di animali con crudeltà ai sensi dell’articolo 544-bis
del Codice Penale.
Il difensore dell’imputato, l’avvocato
Gianfranco Careddu, ha richiesto l’applicazione dell’istituto della “messa alla
prova”. Una misura prevista dalla legge che comporta la sospensione del processo e l’esecuzione
di lavori di pubblica utilità con attuazione di condotte riparative in relazione al reato commesso.
Il giudice monocratico Daniela Russo
ha quindi richiesto
che l’imputato dovrà accordarsi con un canile o comunque un’associazione di
protezione animali per svolgere attività di volontariato, secondo un preciso
programma che verrà sottoposto al vaglio del giudice nella prossima udienza
fissata per il 24 giugno. In tale occasione il magistrato valuterà il programma
e deciderà se approvarlo o meno.
“Siamo soddisfatti per essere stati
ammessi come parte civile in questo processo”, afferma Michele Pezone – Legale
e Responsabile Diritti Animali di Lega Nazionale per la Difesa del Cane.
“Inoltre, vogliamo manifestare un sincero apprezzamento per la sensibilità mostrata
dal giudice Russo chiedendo che l’imputato venga messo alla prova in attività
di volontariato a difesa degli animali”.
Nessun commento:
Posta un commento